Attento a cosa pubblica tuo figlio sui social: ora il conto lo pagano i genitori

La Corte stabilisce in via definitiva come la colpa di ciò che i figli minorenni pubblica sui social ricada sui genitori.

Essere madri e padri (ma anche tutori) nell’era dei social non è per nulla semplice. Non tanto per la tecnologia in sé, quanto per il potere che essa può avere sui più giovani. Aprendo i social si ha accesso a una miriade di contenuti, spesso pubblicati con una leggerezza disarmante.

Adolescente che pubblica un post sui social con il suo smartphone
Attento a cosa pubblica tuo figlio sui social: ora il conto lo pagano i genitori – onmag.it

Già dai 9 o 10 anni si comincia a fare video su TikTok o a visionare cose decisamente troppo avanti per l’età del ragazzo o della ragazza. Il punto è che tutto questo avviene con una superficialità preoccupante, così come accade con i commenti denigratori. Dove non ci si mette la faccia, si sa, tutto diventa più facile.

Ma in questa enorme vetrina digitale, c’è un gap che la legge non può più ignorare. Centinaia di giovani ogni anno si tolgono la vita a causa del cyberbullismo, quando contenuti offensivi vengono diffusi a una velocità impressionante. Ed è qui che i genitori sono ora tenuti a pagare i danni provocati dai figli. Questo atteggiamento, di fatto, impone un obbligo di monitoraggio che, se non viene adempiuto, può costare tranquillamente migliaia di euro.

I social non sono un gioco: se tuo figlio offende online, il conto lo paghi tu

Un ragazzino di 11 anni, uno smartphone in mano e un video pubblicato con una didascalia offensiva. Non è una storia inventata, ma quanto realmente accaduto in Molise: il contenuto finisce su YouTube, ritrae un coetaneo e lo etichetta come ‘bambino handicappato’. A quel punto scatta tutto: la denuncia, la consulenza psicologica, la sentenza.

Ragazzi che filmano un ragazzino che piange seduto per terra. Cyberbullismo
I social non sono un gioco: se tuo figlio offende online, il conto lo paghi tu – onmag.it

E alla fine a pagare sono stati i genitori. Sì, perché – secondo la Corte d’Appello di Campobasso – oggi consegnare uno smartphone a un minore senza istruirlo e controllarlo è una responsabilità giuridica. Non più solo una dimenticanza educativa, ma una colpa valutabile in tribunale.

La sentenza conferma 7.950,02€ di risarcimento per danno non patrimoniale e stabilisce un punto fermo: la responsabilità dei genitori si presume, e per liberarsene servono prove concrete di aver educato, limitato e vigilato. In questo caso? Nessuna restrizione, nessun controllo, nessuna azione dopo la pubblicazione. Il tutto aggravato dalla fragilità psicologica della vittima, che ha portato a un disturbo post-traumatico accertato.

Ma oltre il risarcimento e la norma c’è una questione più profonda. I social amplificano tutto, anche le parole sbagliate. E se è vero che la legge impone il dovere di vigilare, non basta. Perché la vera prevenzione non nasce solo dal blocco dei contenuti, ma da ciò che accade prima: insegnare il rispetto. Anche offline.

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